Come recuperare un credito da un privato

Nel quotidiano della propria attività, sia questa di natura commerciale che industriale o professionale, accade ormai sempre più di frequente che nonostante l’avvenuta fornitura di un determinato bene o servizio il cliente decida di non pagare – o di pagare parzialmente – la fattura emessa nei suoi confronti, nonostante i numerosi solleciti bonari a quest’ultimo trasmessi.

In questi casi dunque, quali sono gli strumenti che la legge offre in favore per recuperare un credito da un privato? Cerchiamo di analizzarne alcuni con questa semplice guida operativa.

1. Ricorso per decreto ingiuntivo

Il principale strumento che la legge offre per recuperare un credito da un privato è rappresentato dal ricorso per decreto ingiutivo.

In parole povere, si tratta di un atto con il quale il creditore – fornendo prova della propria pretesa – richiede al Tribunale competente di emettere un decreto ingiuntivo, ovvero un titolo esecutivo che riconosca il suo diritto ad ottenere il pagamento di un determinato importo da parte del debitore, per una determinata causale. Per importi sino ad euro 1.100,00 non sarà necessaria l’assistenza di un avvocato – sebbene sia sempre opportuna per evitare errori di natura processuale.

L’emissione da parte del Giudice del decreto ingiuntivo – con il quale, solitamente, l’Autorità condanna il debitore al pagamento dell’importo dovuto, maggiorato di interessi e spese legali – costituisce il primo fondamentale passaggio per il recupero del credito; in questa ipotesi infatti, se a seguito dell’emissione del decreto ingiuntivo il debitore non estingue il proprio debito, il creditore potrà agire in via esecutiva nei suoi confronti, tramite il pignoramento dei beni di sua proprietà.

Il decreto ingiuntivo rappresenta lo strumento ideale di tutela del credito, quando fondato su prove documentali: ad esempio, un contratto, una o più fatture ma anche una semplice conferma d’ordine costituiscono tutte prove scritte a supporto della pretesa del creditore.

Nel ricorso per decreto ingiuntivo, infatti, il creditore si limita a depositare presso la cancelleria del Giudice i documenti che attestano il suo credito; analizzate le prove, l’Autorità emette il decreto ingiuntivo assegnando al debitore un termine per proporre eventuale opposizione, il quale può variare da un minimo di 10 giorni ad un massimo di 40 giorni, decorrenti dalla data di avvenuta notifica del decreto.

Ricevuta la notifica del decreto ingiuntivo infatti, il debitore può decidere se proporre o meno opposizione entro il termine assegnato dal Giudice: superato infruttuosamente tale termine il decreto diventa definitivo, ovvero diventa a tutti gli effetti una sentenza “passata in giudicato”, ossia non più impugnabile. Da tale momento il creditore potrà pertanto procedere con il pignoramento.

Per quanto concerne i tempi di emissione di un decreto ingiuntivo, bisogna premettere che il tutto dipende dal carico di lavoro del Tribunale cui il creditore si rivolge; si tratta comunque di una tempistica tutto sommato rapida, considerato che il Giudice, di norma, procede con l’emissione del decreto entro circa due mesi dalla relativa richiesta. Ottenuto il decreto, occorrerà procedere con la notifica tramite ufficiale giudiziario (di norma, 7-10 giorni) ed attendere il decorso del termine assegnato al debitore per l’eventuale opposizione. Nell’ipotesi di opposizione da parte del debitore i tempi di recupero si dilatano sensibilmente, poiché viene instaurata a tutti gli effetti una causa civile.

2. Il pignoramento

Ottenuto il titolo esecutivo (sia esso il decreto ingiuntivo divenuto definitivo che la sentenza di condanna emessa dal Giudice, a seguito dell’opposizione del debitore) il creditore dovrà agire in via esecutiva per recuperare il proprio credito. In questa fase, lo strumento più efficace è sicuramente rappresentato dal pignoramento dei beni del debitore, che può essere sia mobiliare che immobiliare.

In tale contesto è fondamentale agire con consapevolezza, effettuando delle preliminari indagini patrimoniali concepite con l’obiettivo di “scovare” eventuali disponibilità economiche e patrimoniali da aggredire. Esistono varie agenzie specializzate in simili attività, che forniscono un quadro dettagliato della situazione personale e patrimoniale di un soggetto e/o di una azienda a costi non particolarmente rilevanti. Come già anticipato, il pignoramento può aggredire sia beni materiali (automobili, moto, case ed immobili) che liquidità finanziarie (conservate ad esempio in conti corrente, libretti di risparmio etc.).

3. Come recuperare un credito da un privato in via stragiudiziale

Esistono infine alcuni metodi finalizzati al recupero di un credito, senza che ciò conduca necessariamente il creditore ad imbastire una causa dinnanzi al Tribunale. Soprattutto quando si tratta di crediti di natura commerciale (riferiti a forniture e/o sorti a seguito della cessione di un determinato bene o servizio) il creditore può inviare un sollecito al debitore, sia a mezzo email che a mezzo PEC o raccomandata, invitandolo a regolarizzare la propria posizione entro un determinato termine. Tale tentativo non sempre conduce al risultato auspicato, ma rappresenta senza dubbio un primo step per l’avvio di un’azione più formale di recupero del credito.

Un altro metodo è sicuramente rappresentato dall’invio di una diffida scritta, solitamente da parte di un avvocato, che produce non soltanto effetti sostanziali ma anche ulteriori effetti di tutela del credito, laddove preveda espressamente l’interruzione del termine di prescrizione. Per tale ragione è sempre opportuno affidarsi ad un legale per la gestione di simili posizioni, in quanto la preliminare valutazione delle ragioni di credito sarà fondamentale anche nell’ottica di una futura tutela della posizione del creditore.

La diffida, per essere considerata efficace, va inviata a mezzo raccomandata e/o PEC all’indirizzo di residenza del debitore (o presso la sede legale qualora si tratti di un’impresa), il quale può essere facilmente individuato tramite apposite indagini.

Segnaliamo infine che per crediti non superiori ad euro 50.000,00 è possibile avviare un’apposita procedura di mediazione. L’esperimento del tentativo di mediazione – che peraltro è obbligatorio prima di agire in giudizio – può indurre il debitore a sedersi al tavolo per trovare un accordo, evitando così l’insorgenza del contenzioso, il quale condurrebbe ad un ulteriore aggravio dei costi a suo carico. Esistono centinaia di organismi di mediazione, operativi presso le principali città italiane, che prevedono dei costi di accesso non particolarmente rilevanti per il creditore.

Come recuperare un credito da un privato – Conclusioni

In conclusione, come avrai notato, recuperare un credito da un privato può risultare un’azione particolarmente complessa e delicata, da porre in essere con la consapevolezza degli strumenti offerti dalla legge. Per tale ragione, lo Studio Legale Messina & Partners mette a disposizione la propria esperienza professionale, maturata in oltre trent’anni di attività, con l’obiettivo di recuperare in modo rapido ed efficace il credito vantato nei confronti di un debitore (sia esso persona fisica che azienda o altra persona giuridica), prediligendo ove possibile l’utilizzo di strumenti stragiudiziali, così da accorciare ancor di più i tempi di recupero.

Per qualsiasi ulteriore dettaglio siamo come sempre a disposizione, tramite l’apposita sezione Contatti.